sabato 24 novembre 2012

Io e te siamo due

Stavo finendo di scrivere un post. Lo rileggo in anteprima e vedo 24 Novembre.
Per oggi rimane nelle bozze.

Oggi è una giornata davvero piena, di quelle che noi sai come e se arriverai alle 23.59.
La Golifamily ha in programma per questo sabato una visita dai nonni paterni, l'inaugurazione di una mostra e la visita ai nonni materni dove ci accamperemo per qualche giorno. Il tutto con contorno di valigie da fare, casa da rassettare, preparare i nani, preparare noi, pranzo veloce e 300 km complessivi di viaggio.
Ma finita la giornata poco rimarrà se non il ricordo della fatica fatta.

Ma lei non la posso scordare.
Oggi sarebbe stato il suo giorno. Un giorno di piante, fiori e cioccolatini, preferibilmente i monkerì, come li chiamava lei, anche se non disdegnava gli altri, golosa com'era. Lei diceva ' ho il pelo della gola lungo' e quante volte me lo sono sentita dire anch'io quando mi beccava a fregare l'ennesima merendina dalla credenza.
Era una donna forte.
Avete presente quando sentiamo dire 'eh, le donne di una volta, quelle che hanno passato la guerra e oltre ai propri hanno allevato anche i figli altrui' ecco, era lei.
Un padre e un fidanzato morti in guerra; del fidanzato mi diceva sempre che assomigliava a Clarche Gable [va letto alla lettera] ; del suo bello le era rimasta una foto sulla quale sospirava e ripeteva nell'attesa del ritorno 'che passione averlo di ciccia e baciarlo di cartone!'.
Un lavoro in una grande sartoria che al tempo serviva nobili, attori e principi. Tra tutti mi raccontava sempre del principe arabo a cui veniva dato tanto oro quanto pesava e che si presentava sempre con una moglie diversa. E io me lo immaginavo questo principe, che mangiava allo sfinimento, seduto su lingotti d'oro, circondato di belle donne velate, grasso e giocondo e mi faceva tanto ridere.
Un atelier dove insieme alla 'padrona' nascondevano le famiglie di ebrei che fuggivano dall'arrivo dei Tedeschi a Firenze.

E' lei che mi ha allevata, me e anche mia sorella, perché i miei lavoravano dalla mattina alla sera e non potevano fare altrimenti.
Non voglio fare la lista di quello che mi ha insegnato, anche perché è impossibile trascrivere in punti la parte migliore di sé.
Spesso la ricordo in gesti semplici, quotidiani, banali.
Quando cucino, perché i sapori e gli odori dei suoi piatti (che cerco invano di rifare) racchiudono la mia infanzia; quando faccio una frittata e riesco a rigirarla saltandola in padella, perché è lei che me lo ha insegnato che avevo circa 10 anni; quando mi spalmo la crema per il viso, perché lei non si truccava ma la crema per il viso ogni mattina non poteva mancare. E l'acqua di colonia nelle occasioni speciali.

Oggi il compleanno e domani l'anniversario di matrimonio.
Con quel ragazzo orfano e sopravvissuto alla guerra e che l'ha fatta ammattire perché era un gran donnaiolo. Ma lei non si faceva mettere i piedi in testa. All'ennesima 'sgarrata' non disse niente ma concentrò tutto il suo disappunto in un calcio sferrato nel mal capitato stinco su cui il nonno si è portato la cicatrice fino alla fine. E lei accanto a lui, fino alla fine, nonostante tutto.

Destino ha voluto che nella notte tra il 24 e il 25 Novembre avesse il primo ictus, che le portò via la parola. Non sentire più la sua voce è stato doloroso, ma lei era sempre comunque con me.
E poi il secondo, e il terzo. Si è consumata come una candela, in 4 lunghi anni dove con umiltà e pazienza ha fatto sì che potessimo prenderci cura di lei, in tutto e per tutto, lei che per una vita si era presa cura degli altri. Non è facile. Non è facile non farsi prendere dall'orgoglio, attaccarsi alla propria dignità più che all'amore degli altri e chiudersi e lasciarsi morire.
Ricordo che le notti con lei in ospedale non sono mai state sinonimo di fatica. Io non potevo fare altrimenti di esserle lì accanto. Forse ne avevo più bisogno io di lei.


Perché in fondo, nonna, era vero quello che mi ripetevi sempre. Una cosa che racchiudeva tutta la nostra complicità, la nostra intesa, il nostro bene reciproco, il nostro essere l'una dell'altra.
Ed è vera tutt'ora.
Ed è la prima cosa che ti dirò quando ti rivedrò.

Io e te siamo due!

Tanti auguri Nonna

Chiara



 
 

4 commenti:

  1. oh Chiara, con una storia tanto simile alla tua, per me proprio domani sarà un anno che non c'è più la mia nonna...ed io - da un anno - non faccio altro che cercarla. Ti abbraccio.

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    1. Il 25 Novembre? La mia avrebbe fatto 67 anni di matrimonio. Certo che 1 anno è poco, è fresca la tua..... Se un giorno riusciamo a incontrarci (e dobbiamo cercare di farlo)sarà bello parlare di loro :)

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  2. Anch'io sono stata allevata dalla mia nonna e posso immaginare quanto ora ti manchi. Ti abbraccio tanto. Laura

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    1. Tantissimo. Quante cose vorrei chiederle, soprattutto dopo che sono nati i bimbi, penso a quanto le sarebbero piaciuti....

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