lunedì 10 giugno 2013

Perché ricominciare? Ossia, il cilicio e il trampolino.

Pensavo che non avrei più scritto su questo blog. Per i più svariati motivi, più e meno importanti, urgenti, ordinari.
E invece eccomi qui. Dopo 7 mesi.
Eccomi qui, dopo un inverno da dimenticare. Ma non voglio sembrare ingrata, le cose belle e quelle belle perché ‘ordinarie’ non sono mancate.
Eccomi qui, perché gira e rigira alla fine si ritorna sempre a casa. E qui è un po’ casa mia.

Lo ammetto, avevo pensato di chiudere tutto: scrivi, cura la grafica, fotografa, partecipa, rispondi, rinnovati. E chi ce l’ha il tempo? La voglia sì, ma il tempo? Dopotutto non è mica il mio lavoro? La mia professione (anche se workinprogress) ce l’ho e mi piace. Quindi?
Lo ammetto, ho anche pensato ‘no, non è roba per me… non è perché siccome mi piace scrivere devo per forza di cose tenere un blog; o perché sono mamma; o per qualsiasi altro accidenti di motivo.
Ma tutte queste sono riflessioni nate dopo un lungo pit-stop obbligato, e non solo dal blog ma da qualsiasi forma di uso del pc, perché quando la salute chiama bisogna rispondere senza se e senza ma. Non è una scelta opinabile, stacchi tutto e basta. E sparisci. Ed è allora che ridimensioni tutto. E ridimensionare non significa solo restringere lo spazio di un qualcosa.
Ho rivisto il tempo con i miei figli, con mio marito, la mia casa, i miei genitori, i miei amici più stretti. Ma soprattutto con me stessa. E in quest’ultima revisione ho visto che è un gran casino. Ma la cosa bella è che ho ancora voglia di metterci le mani nel casino che sono.
C’è una frase di Eliot che mi accompagna ormai da diversi anni e che dice:
“[…]Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima; Eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata dalla luce; Spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un'altra via.” 
Il fatto è che c’è sempre un punto da cui poter ricominciare.
Tutte le volte che rimprovero i miei figli senza che ce ne fosse il bisogno, o che non gli dedico il tempo che meriterebbero; tutte le volte che discuto con mio marito solo per assecondare il mio momento egoistico; o che tratto per meno di quello che valgono le persone che mi vogliono gratuitamente bene; ma anche tutte le volte che lascio la casa un bordello o sparisco con gli amici o tralascio il blog; insomma, tutte le volte in cui vengo meno a me stessa c’è un punto da cui poter ricominciare.
Il vero peccato è solo quello di pensare che troppi errori, e ripetuti, ti rendono umanamente irrecuperabile e imperdonabile. Ma la verità è che il primo a non perdonarti sei proprio tu. Perché è più facile usare un cilicio che rimettersi in gioco.
Che sia per cause volontarie, o di forza maggiore, ricominciare è comunque difficile.
Sicuramente devi avere delle ragioni più che valide, o meglio, deve valerne la pena.
Ma secondo voi scrivo tutto questo perché ho già sistemato tutto il-casino-che-sono e gli strascichi che questo comporta?
Vi dico solo che adesso che il peggio è passato (e dico il peggio riferendomi a quel pit-stop invernale di cui sopra, le cui ragioni andavano dalle più funeste alle più banali) mi ritrovo a decidere come sul bordo di un trampolino: di fronte ad alcuni amici più stretti, di fronte alle mie storiche amiche di pancia, probabilmente anche con Dio stesso. Anzi, con Lui soprattutto. Buttarsi e ricominciare.
E ho deciso di ricominciare da qui.
Perché?
Qui è dove posso fare i conti nero su bianco. Chiara, io e me.
Qui è dove trovo uno specchio in cui non vedo riflessa solo l’immagine stanca di una notte insonne o i capelli spettinati perché ho finito il gel. Ed è lo stesso specchio per cui non basta un po’ di trucco o di gel per prendersi in giro e sembrare migliore.
Proprio ieri sera ne parlavo con il Marito, dopo che avevo riletto un po’ di post: ‘Andre è un peccato aver dovuto lasciare il blog, sono davvero belle le cose che (ri)leggo, dopo tanto tempo…’ – ‘Sì, sono proprio belle’.
E non belle perché sono migliori o più originali o scritte con chissà quale maestria da prosatore romanziere. Ma semplicemente perché lo scrivere mi aiuta a giudicare e a rendere esperienza personale e autentica quello spicchio di realtà che altrimenti si perderebbe come fumo nell’aria. Perché non basta solo fare le cose e avere bei ricordi da rispolverare ogni tanto. Possiamo stare sospesi per giorni, mesi, anni ma poi torna prepotentemente il bisogno di mettere a tema ciò che ci accade, di darsi un perché, un significato o semplicemente di capire meglio.

Non so quando e quanto scriverò, se quotidianamente o un minimo di volte la settimana o al mese perché questo problema legato allo stare al pc (o comunque in una posizione ‘da studio’) non si è del tutto risolto e non so se si risolverà mai definitivamente, e il tempo per usarlo è davvero limitato (e limitante per tutte le cose che vorrei fare); oltretutto durante questi mesi ho iniziato un corso provinciale molto importante ai fini della mia amata professione (tra 2 settimane ad esempio ho la seconda tesina da consegnare). 
Ma so che lo farò dato che adesso, di nuovo, dall’ inizio di questa avventura sul web, so il perché: so che ne vale la pena. Per me, la mia persona, la mia crescita, e non per chissà quali meccanismi legate al blogging.

Ringrazio chi ha saputo sopportarmi in questi mesi incerti, chi ha saputo pazientare di fronte al mio silenzio, a chi si è preoccupato, a chi si è improvvisato stalker (in senso buono eh!) per capire dove fossi finita (senza fare nomi, vero Adry, Morna e le twittermum? :)), alle mie care amiche di pancia che come mi hanno detto loro mi aspettano a braccia aperte, che penso spesso ma che so che anche questo non basta.

Acciaccata ma rinsavita, provata e  resuscitata, stufa ma speranzosa, stanca ma motivata ...insomma, come sono sono, l'importante è che in qualche modo


Chiara is (almost)back!





sabato 24 novembre 2012

Io e te siamo due

Stavo finendo di scrivere un post. Lo rileggo in anteprima e vedo 24 Novembre.
Per oggi rimane nelle bozze.

Oggi è una giornata davvero piena, di quelle che noi sai come e se arriverai alle 23.59.
La Golifamily ha in programma per questo sabato una visita dai nonni paterni, l'inaugurazione di una mostra e la visita ai nonni materni dove ci accamperemo per qualche giorno. Il tutto con contorno di valigie da fare, casa da rassettare, preparare i nani, preparare noi, pranzo veloce e 300 km complessivi di viaggio.
Ma finita la giornata poco rimarrà se non il ricordo della fatica fatta.

Ma lei non la posso scordare.
Oggi sarebbe stato il suo giorno. Un giorno di piante, fiori e cioccolatini, preferibilmente i monkerì, come li chiamava lei, anche se non disdegnava gli altri, golosa com'era. Lei diceva ' ho il pelo della gola lungo' e quante volte me lo sono sentita dire anch'io quando mi beccava a fregare l'ennesima merendina dalla credenza.
Era una donna forte.
Avete presente quando sentiamo dire 'eh, le donne di una volta, quelle che hanno passato la guerra e oltre ai propri hanno allevato anche i figli altrui' ecco, era lei.
Un padre e un fidanzato morti in guerra; del fidanzato mi diceva sempre che assomigliava a Clarche Gable [va letto alla lettera] ; del suo bello le era rimasta una foto sulla quale sospirava e ripeteva nell'attesa del ritorno 'che passione averlo di ciccia e baciarlo di cartone!'.
Un lavoro in una grande sartoria che al tempo serviva nobili, attori e principi. Tra tutti mi raccontava sempre del principe arabo a cui veniva dato tanto oro quanto pesava e che si presentava sempre con una moglie diversa. E io me lo immaginavo questo principe, che mangiava allo sfinimento, seduto su lingotti d'oro, circondato di belle donne velate, grasso e giocondo e mi faceva tanto ridere.
Un atelier dove insieme alla 'padrona' nascondevano le famiglie di ebrei che fuggivano dall'arrivo dei Tedeschi a Firenze.

E' lei che mi ha allevata, me e anche mia sorella, perché i miei lavoravano dalla mattina alla sera e non potevano fare altrimenti.
Non voglio fare la lista di quello che mi ha insegnato, anche perché è impossibile trascrivere in punti la parte migliore di sé.
Spesso la ricordo in gesti semplici, quotidiani, banali.
Quando cucino, perché i sapori e gli odori dei suoi piatti (che cerco invano di rifare) racchiudono la mia infanzia; quando faccio una frittata e riesco a rigirarla saltandola in padella, perché è lei che me lo ha insegnato che avevo circa 10 anni; quando mi spalmo la crema per il viso, perché lei non si truccava ma la crema per il viso ogni mattina non poteva mancare. E l'acqua di colonia nelle occasioni speciali.

Oggi il compleanno e domani l'anniversario di matrimonio.
Con quel ragazzo orfano e sopravvissuto alla guerra e che l'ha fatta ammattire perché era un gran donnaiolo. Ma lei non si faceva mettere i piedi in testa. All'ennesima 'sgarrata' non disse niente ma concentrò tutto il suo disappunto in un calcio sferrato nel mal capitato stinco su cui il nonno si è portato la cicatrice fino alla fine. E lei accanto a lui, fino alla fine, nonostante tutto.

Destino ha voluto che nella notte tra il 24 e il 25 Novembre avesse il primo ictus, che le portò via la parola. Non sentire più la sua voce è stato doloroso, ma lei era sempre comunque con me.
E poi il secondo, e il terzo. Si è consumata come una candela, in 4 lunghi anni dove con umiltà e pazienza ha fatto sì che potessimo prenderci cura di lei, in tutto e per tutto, lei che per una vita si era presa cura degli altri. Non è facile. Non è facile non farsi prendere dall'orgoglio, attaccarsi alla propria dignità più che all'amore degli altri e chiudersi e lasciarsi morire.
Ricordo che le notti con lei in ospedale non sono mai state sinonimo di fatica. Io non potevo fare altrimenti di esserle lì accanto. Forse ne avevo più bisogno io di lei.


Perché in fondo, nonna, era vero quello che mi ripetevi sempre. Una cosa che racchiudeva tutta la nostra complicità, la nostra intesa, il nostro bene reciproco, il nostro essere l'una dell'altra.
Ed è vera tutt'ora.
Ed è la prima cosa che ti dirò quando ti rivedrò.

Io e te siamo due!

Tanti auguri Nonna

Chiara



 
 

giovedì 15 novembre 2012

INSIEME CONTRO IL TETANO NEONATALE - C'era una volta #incamerunconclaudia (par. I)


"C’era una volta (e c’è ancora) un paese lontano lontano chiamato Africa; un paese caldo dove sembra sempre estate, dove il cielo sembra molto più grande e dove vivono tantissimi animali come quelli di cui la mamma ti racconta le storie per fare la nanna.
E’ un paese davvero distante da dove abitiamo, ancora più distante di casa dei nonni, molto di più, e anche lì vivono tante mamme con i loro bambini, come me e te.

Insieme contro il tetano - Pinterest

Bambini come te a cui piace giocare, andare a scuola, stare con i propri amichetti, rincorrersi e ridere.
Mamme come me, che sono felici quando vedono che anche i loro bambini stanno bene. Perché la mamma è felice quando vede che cresci sano e forte mentre è triste quando vede che non stai bene. Lo sai questo, vero?
Purtroppo ai bambini di questo paese lontano molte volte succede che si ammalino addirittura appena usciti dalla pancia della loro mamma. Sai perché?
L’Africa è un paese tanto bello quanto povero, e quando la mamma dice povero non vuole dire che non hanno i giochi, la tv, lo zainetto per l’asilo o il budino al cioccolato se hai fatto il bravo. Le persone in Africa a volte non hanno nemmeno abbastanza acqua da bere o le medicine per curarsi, nemmeno i bambini, anche quelli piccoli piccoli.
T’immagini Lore se quando hai il raffreddore o il mal di pancia la mamma non avesse la medicina per farti guarire? In Africa purtroppo succede. E in Africa le malattie sono mooolto più birbe del raffreddore. Tante mamme là sono tristi proprio perché non possono curare i loro bambini.
Sai allora cos’è successo?

Insieme contro il tetano - Pinterest
Un bel giorno una mamma di nome Claudia, insieme ad altre persone, hanno deciso di partire per l’Africa per aiutare tutte quelle mamme e i loro bambini. 
Alcuni hanno dato una mano per cercare l’acqua pulita, altri hanno portato le medicine per sconfiggere le malattie birbe. 

Mamma Claudia è andata a trovare i bambini in ospedale e ha passato un giorno intero con loro, ha conosciuto e parlato con le loro mamme e gli ha raccontato delle belle fiabe.

Insieme contro il tetano - Pinterest
Sai che mamma Claudia ha conosciuto anche un Re? 

Insieme contro il tetano - La casa nella prateria
Era il capo del villaggio dei bambini, un capo molto saggio che si prende cura del suo popolo; invece della corona ha un cappello intrecciato e un vestito con i colori della sua terra, e ha uno scettro magico che scaccia via le mosche! 
Gli abitanti di quel paese lontano erano così contenti dell’arrivo di Claudia e dei suoi amici che ballavano dalla gioia e sorridevano, come te quando la mattina di Natale trovi i regali sotto l’albero.
Adesso mamma Claudia è tornata a casa dai suoi bambini che come voi aspettavano che la loro mamma gli raccontasse una storia a lieto fine come quella da lei vissuta.



Ma la storia del Re di Malimba, delle mamme che ballano e dei bambini che ridono non è finita qui. E’ una storia che sta accadendo ora, nello stesso istante in cui te la sto raccontando. E anche noi Lore possiamo aiutare quei bambini, ora. Anzi, perché non lo facciamo? Vieni, mettiti le scarpine che andiamo a fare un po’ di spesa…"

Questa sarà una delle storie che racconterò ai miei figli. Non è una favola ma è una realtà concreta fatta di persone che hanno bisogno e persone disposte ad aiutare.
E’ la storia di Claudia Porta, mamma e blogger de La casa nellaprateria, partita alla volta del Camerun con una delegazione Unicef, in collaborazione con P&G, con l’obbiettivo di sconfiggere la piaga del tetano materno e neonatale, come ci spiega la stessa Claudia:
Nei Paesi in via di sviluppo, ogni 9 minuti un bambino muore a causa del tetano neonatale. Di questi, il 70% nel primo mese di vita. Unicef ha come obiettivo quello di debellare il tetano materno e neonatale entro il 2015. Grazie alle campagne avviate con il contributo di P&G, la malattia è già stata sconfitta in otto Paesi (Myanmar, Uganda, Senegal, Liberia, Ghana, Guinea-Bissau, Timor Est e Burkina Faso). Entro il 2102, Unicef conta di liberare da questa piaga anche il Camerun e altri otto Paesi.Questa malattia mortale è infatti facilmente prevenibile grazie alla vaccinazione delle donne in età fertile e in gravidanza, che protegge mamme e bambini dal rischio di infezione durante il parto.”
 Anche noi possiamo dare una mano a raggiungere questo importante traguardo:

  • Già dal 1 ottobre e fino al 31 dicembre 2012 è possibile sostenere l’iniziativa anche presso supermercati e ipermercati grazie a un semplice meccanismo 1 confezione=1 vaccino. Basterà individuare le confezioni o le attività promozionali legate all’iniziativa e, per ogni confezione acquistata, Dash e le altre marche P&G doneranno all’UNICEF l’importo equivalente all’acquisto di una dose di vaccino. Al fianco di Dash, ci sono Gillette, Pantene, Oral-B, AZ, Olaz, Herbal Essences, ACE, Ambi Pur, Fairy, Mastro Lindo, Swiffer, Viakal.
  • Potete andare sul sito dell' iniziativa dove, oltre a trovare maggiori informazioni a riguardo, potete reindirizzarvi sulle FB fanpage dei prodotti che partecipano al progetto, trovare il post che parla dell’iniziativa ‘Insieme contro il tetano neonatale’ e donare 1 vaccino cliccando ‘Mi piace’ o 3 vaccini cliccando ‘Condividi’
  • Parlate del vostro contributo e seguite il progetto su Facebook oppure su Twitter tramite @ClaudiaPorta e @DashPerUnicef twittando con gli hashtag #incamerunconclaudia #dashperunicef #p&gperunicef #controiltetano #pgperunicef  
  • Potete seguire la storia di Claudia sul suo blog, dove troverete anche i video del suo Diario di Viaggio oppure attraverso le bellissime foto dell' esperienza in Camerun su Pinterest
  •  Per maggiori informazioni visitate il sito di Missione Bontà dal quale è possibile, per chi desidera, dare un ulteriore contributo con una donazione in euro. 

C'è anche un'interessante intervista a Claudia fatta da Adriana di Ricomicio da quattro, pubblicata sul suo blog, che potete leggere qui.  

Raccontate ai vostri figli una storia alla quale potete partecipare in prima persona, una storia che potrà avere un lieto fine anche grazie anche a voi.

Insieme contro il tetano - Pinterest


[ #incamerunconclaudia to be continued...]

      
P.S: un grazie a Manuela per avermi coinvolto in questa iniziativa, bella ma soprattutto utile, perché quando uno scopo come questo è condiviso fare le cose (in questo caso scrivere un post) ha tutto un altro gusto. 

martedì 6 novembre 2012

50 sfumature di papà

In verità è un po' che avevo in mente questo post. Stimolata dalla piacevole conoscenza di 50sfumaturedimamma, le mie amiche une-e-trine (alle quali il titolo si ispira e non al famoso Mr. Grey), l'input è stato completato dopo la lettura di un divertente articolo su DonnaModernaBambino scritto da Davide Nonino ( aka @appiccicati ) sulla figura del 'papà in attesa' (e sapere che è stato scritto da un uomo è ancora più spassoso, ve lo consiglio). E così mi sono decisa.
Le fonti (vi assicuro attendibili) di questo post nascono invece tra una chiacchiera e l'altra tra amiche mamme, reali e virtuali, come spesso accade, sull'argomento papà, della serie: "ma il tuo com'è? ti aiuta? dormeinpiedi? se ne frega? ha le capacità ma non si applica? (ah, no,questo lo dicono sempre a scuola), è un casalingo mancato?" etc....
E le risposte contemplano tante di quelle variabili da poterci scrivere un manuale: chi, sentendo piangere la prole di notte, si sveglia e addirittura si alza, chi invece continua a ronfare come un trattore; chi 'di tv e videogiochi non se ne parla'; chi, al contrario, per Natale vuole regalare ai figli l'ultima consol megaspaziale anche se hanno meno di 2 anni perché 'va beh, intanto che crescono ci gioco io'. E via all'infinito.
Quando noi-donne parliamo di loro-uomini i commenti si sprecano e la lingua si scioglie nemmeno facessimo un'orazione accademica.
Ma, soprattutto, quando noi-mamme parliamo di loro-papà, si salvi chi può.
Forse noi pretendiamo troppo (e loro potrebbero fare un passo più); forse dovremmo stare più rilassate (e loro potrebbero contribuire alla causa); forse, forse, forse....
Fatto sta che parlando con alcune mamme ciò che è evidente è che ogni uomo, bene o male, presto o tardi, nel suo personalissimo modo, risponde alla chiamata della responsabilità genitoriale.
E spezzando una lancia a favore di chi viene da Marte dico che, se è vero che gli uomini non sono tutti uguali (perché dai, onestamente molti si salvano, ammettiamolo), le tipologie di papà sono ancora più varie e numerose.
E interessanti.
Perché di fronte ai figli l'uomo tira fuori l'essenza di sé, positiva o negativa che sia. Non come noi che nasciamo con l' istinto (che spesso si trasforma in un 'pallino') della madreperfetta, il nostro è più un senso unico. Probabilmente è anche per questo che un bravo papà è più facilmente apprezzabile di una brava mamma.

Ma veniamo al punto.

Apparentemente sono tutti accomunati dall'espressione un po' sommessa di chi deve sopportare gli scleri quotidiani della madre dei propri figli e dall'illuminarsi del viso appena pronunciano il loro nome (soprattutto se il nome l'hanno scelto loro).
Dopodiché ognuno mette in pratica la paternità a modo suo.
E alcune di queste modalità sono comuni e hanno delle caratteristiche dominanti.
Per esempio:


Il papà Chioccia:
si occupa dei figli a 360°. Anzi no, 359°, giusto perché non ha il seno. Perfetto, se non fosse che a volte pensa di essere più madre di te. Tu a quel punto gli ricordi delle nausee e del parto e torna tutto nei ranghi.


Il papà Ghiro:
bravo, per carità, ma non si sveglia mai, MAI, quando la notte piangono. Vive di un sonno profondo, roba che tu non sai più cosa sia da tempo immemore. E lo detesti soprattutto quando la mattina si sveglia col sorriso e ti chiede 'Dormito?'




Il papà Orso:
di poche parole, se ne sta sul divano, sembra quasi anaffettivo; poi torni a casa e lo trovi a giocare come un matto rotolandosi per terra con i nani. Tu lo guardi così O.O e lui che si giustifica borbottando una cosa del tipo 'se non ci sei tu in qualche modo devo pur fare!',anche se alla fine si diverte più lui di loro.


Il papà Canguro:
è un girellone per natura infatti è sempre disponibile a caricare i figli per portarli a passeggio. In casa fa poco o niente, ma in compenso tu mamma puoi fare almeno le tue cose in santa pace. E' un tipo sportivo, spesso in tuta e sneakers, e per le uscite naturalmente predilige il marsupio.


Il papà Pigna:
l'avete mai sentito il detto 'sei duro come le pine verdi' ? Ecco, è lui. Quello che non sai se ci è o ci fa, quello che mentre parli, anche della stessa cosa 10 volte al giorno, tentando di spiegargliela (tipo come cambiare un pannolino, dove prendere i vestiti e altre necessità nanesche) , continua a ripeterti 'che hai detto? scusa, non ho sentito/capito'. E tu, a quel punto, ti trasformi in Carrie l'incendiaria.


Il papà Hippie:
non immaginatevi un sessantottino capellone vestito d'arcobaleno, no. L'hippie nella tipologia paterna è quello che vive secondo il pensiero liberista del 'laissez faire, laissez passer'. Lui si definisce un animo libero privo di ansie di fronte ai figli. Arrenditi, paragonata a lui sarai sempre 'la sclerata'. Anche quando, un po' preoccupata, deciderai di chiamare il pediatra al settimo giorno di febbre a 40. Esagerata!


Il papà Furio:
pensate al mitico personaggio di Verdone, il marito di Magda: precisino, puntuale, schizzinoso, superorganizzato, sì, insomma, un rompiballe un po' pignolo. Ha sempre da ridire su tutto, secondo lui non ne fai mai una al verso. Cura la famiglia nei minimi particolari ma seguendo sempre una regia di tipo patriarcale. Tu della sua casa sei la regina. Continuamente ripresa su ogni cosa, ma sei la regina.
[Consiglio: fai qualcosa prima di ritrovarti a ripetere all'infinito 'non ze la fazzo più' perchè il bello e tenebroso col maggiolone disposto a fuggire con te esiste solo nei film].


Il papà 'MiaMatre':
Secondo voi chi è? Esattamente, proprio lui. Quello che come ha tirato su i figli sua madre non li ha tirati su nessun'altra donna in tutta la storia dell'umanità. E' un papà attento, premuroso, fiero della progenie (soprattutto maschile, poiché 'le donne sì, ma l'omini so mejo'); in casa si dà da fare entro certi limiti e tali limiti non sono dati dal fatto che sia un incapace o perché sia pigro, affatto. Quando lo vedete fermo di fronte a una cosa che potrebbe benissimo fare lui la ragione è una sola, ovvero 'questa cosa in casa mia l'ha sempre fatta mia Matre'. E sono gli stessi che dicono ' a te mia madre non è mai piaciuta'. Ah sì?




Il papà Stachanovista:
questa è la tipologia più diffusa. E' quello che torna sempre stancherrimo dal lavoro e, quando tu gli chiedi di cambiare un pannolino o di dargli la pappa o di guardarli un attimo per farti la prima doccia dopo giorni, dopo 5, dico 5, minuti che li ha, dice ' Ne hai per molto? Io sono stanco, lavoro tutto il giorno!' E lo dice a te, che tra casa, bimbi e lavoro tuo hai una giornata di 24 h. Avete presente, vero? Non avevo dubbi.
(Variante dello Stachanovista è lo Yuppie, ovvero lo Stachanovista in versione career mood).


Le tipologie non finirebbero qui ma per onestà scientifica riporto quelle effettivamente sperimentate, direttamente e indirettamente, e che quindi conosco meglio.
Alcune sarebbero degne di un ulteriore approfondimento e chissà che non succeda in qualche post futuro, supportata nella stesura da qualche uomo di buona volontà e con il senso dell'umorismo.

E a proposito di senso dell'umorismo, cari papà, padri, babbi, mi rivolgo a voi che avete avuto l'arditezza di arrivare a leggere fino a questo punto, non ve la prendete troppo, il difetto, si sa, fa notizia ma l'affetto, il vostro, è indiscusso.
Lo sappiamo tutti, noi mamme siamo così, dobbiamo riderci un po' su, e vi assicuro che lo facciamo già abbastanza anche su di noi, perché senza l'ironia non è possibile essere genitori, perlomeno genitori sereni.
Vi dico solo che sto scrivendo questo post mentre il Babbo è qui che si perde dietro a loro a fare biscotti a forma di animali e crostate di marmellata. E ho detto tutto.
La banale verità è che se non foste importanti non vi prenderemmo così per il chiulo in giro. In qualsiasi salsa che vi si presenti, da qualsiasi angolatura, sotto qualsiasi luce, quella del papà rimane una figura fondamentale. Molto più di quanto la maggior parte di voi pensi (e a volte anche noi).
Anzi, o voi che leggete, dite la vostra.

E voi mamme avete riconosciuto qualcuno dei vostri? O avreste da raccontarne altrettante?
A voi la tastiera :)

mercoledì 17 ottobre 2012

Il Nastro Rosa. Storia di una donna comune.

Mia mamma all'epoca aveva 48 anni. Una famiglia, un lavoro, una casa con cui far quadrare i conti; e una ciste al seno, che aveva saputo essere innocua, ormai da più di 10 anni.
Quel giorno tornò a casa dopo un controllo di routine e vidi subito che non era la stessa.
Non aveva la sua solita fretta di togliersi gli abiti da lavoro e mangiare un boccone prima di rientrare; quando tornava a casa da lavoro andava sempre di fretta, ed era stanca, ma aveva comunque la serenità di chi ha la sua routine, perché in fin dei conti tutto andava come doveva andare.
Ma non quel giorno.
Quel giorno le dissero che sotto quella ciste innocua, alla cui presenza si era ormai abituata, si era formato qualcosa che di innocuo aveva ben poco. Qualcosa a cui non ti puoi abituare.

sabato 13 ottobre 2012

#lamiglioreacrobazia della settimana is........

#lamiglioreacrobazia della settimana è una divertente iniziativa 2.0 ideata da MammeAcrobate dove le mamme raccontano (nello spazio di un tweet o su fb) le mirabolanti 'acrobazie' quotidiane di cui sono protagoniste (e coreografe) per riuscire a rimanere in equilibrio sul complesso filo della maternità (dall'organizzazione familiare-lavoro-casa e chi più ne ha più ne metta, lo sappiamo tutte, no? :))
In una parola, come trasformare la fatica delle sfighe giornaliere che spesso ci fanno sentire un po' disadatte in capriole e giravolte degne delle migliori funambole. 
Perciò mamme, quando sentite girare la testa (e non solo) non è perché vi sta sfuggendo la situazione di mano ma semplicemente perché #siamoacrobate!

E  #lamiglioreacrobazia della settimana is.........
   
....... la mia! :)
[e pensare che quando è successa mi sarei messa a piangere per lo sbattimento -.-] 

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Grazie mille allo staff di MammeAcrobate, è stata una piacevole sorpresa!


mercoledì 10 ottobre 2012

Io, loro e il cibo. Storia di un incontro (insperato).

Torno adesso dalla visita di crescita del Piccolissimo, apro il pc e leggo che il tema del mese di Genitoricrescono tratta quello che per molto tempo è stato il mio 'tallone d'Achille': il cibo.
Parto dicendo che Peppo è 9,5 kg  per poco meno di 21 mesi. Abbiamo preso 600 gr. dopo l'ultimo inspiegabile blocco del peso e siamo risaliti sopra la temuta linea rossa del 3° centile, che per noi è grasso che cola (nel vero senso della parola).
Direte "va beh, dei due fratelli c'è sempre quello che mangia meno/cresce meno" e io vi rispondo "ahahahahahahahahahaha, ahahaha. Ah".
Quando dico che sono 'quasigemelli' non è per modo di dire.
Il Piccolo, che ha 33 mesi, tocca a malapena gli 11 kg stecchiti. Ah, ed entrambi sono intolleranti al lattosio, una chicca immancabile.
In questi primi (quasi) tre anni da mamma non solo mi sono dovuta sorbire tutte le mie insicurezze (cosa hanno, cosa non hanno, mangiano poco, mangiano male, cosa gli faccio, etc....dove la più bella è "gli darò abbastanza da mangiare?") ma anche la pressione degli altri, di TUTTI gli altri (o quasi), bravissimi a mettere in dubbio il tuo istinto materno che piano piano soffoca sotto consigli improbabili, che sai che con i tuoi figli non c'entrano niente.
Per me, che per la maggior parte dei pasti sono da sola con loro, il momento del pranzo (e della cena) era diventato un incubo, e non esagero. Le mamme di figli inappetenti sanno benissimo di cosa parlo.