lunedì 25 aprile 2011

Il piccolo guerriero


Oggi è il 25 Aprile, è il lunedì di Pasquetta ed è anche la Festa della Liberazione. Ma con tutto rispetto per le celebrazioni, religiose o civili che siano, oggi vorrei raccontarvi un'altra storia, breve, intensa e significativa, come la vita del suo protagonista:

"C'era una volta un piccolo guerriero chiamato Piedoni e venuto al mondo come un fulmine a ciel sereno. Tutte le persone intorno si stupirono della sua venuta ma solo perché non sapevano. Non sapevano che il piccolo guerriero avesse già scritto dentro di sé un grande destino e che avrebbe dovuto portarlo a tutti quelli che lo circondavano, anche a chi si chiedeva come potevano essere sufficienti solo 27 settimane per nascere e avere qualcosa da dire. Eppure nemmeno parlava. Come ha fatto, quindi, Piedoni a compiere il suo grande destino? Il piccolo guerriero ha vissuto, ha vissuto fino a che ha potuto: ha amato, sorriso, sofferto, a sua volta amato e condiviso nel sorriso e nella sofferenza.  Ha combattuto per venire al mondo e poter conoscere due persone speciali, la sua mamma e il suo papà, e, con la tenacia che solo un guerriero può avere, ha affrontato le tante sfide che hanno scandito la sua vita come un orologio scandisce le ore di una giornata. E così ha vissuto per più di 5 mesi, coraggiosamente, fino a che ha potuto, cambiando per sempre il cuore di chi gli è stato vicino e anche di chi, come me e come tanti altri, vicino poteva essergli solo virtualmente. Cinque mesi vissuti con un coraggio che forse io non ho mai avuto in trent'anni. Sabato il piccolo guerriero se ne è andato. Non perché si sia arreso, poiché un guerriero non si arrende mai di fronte al proprio destino, ma come un vero guerriero, che se ne va solo dopo aver compiuto ciò che la vita gli ha chiesto e che alla fine, con serenità e senza troppo rumore, saluta le persone che ha incontrato, ormai cambiate, non più vuote, poiché l'unico vuoto ormai è quello che lascerà lui, ma con la promessa che veglierà sempre su di loro."

Perché a volte viviamo e non sappiamo nemmeno di farlo fino a che non incontriamo qualcuno di speciale che con la propria vita ce lo ricorda.
Grazie Massimiliano, piccolo guerriero.


martedì 12 aprile 2011

Leoni si nasce (parte I)



Il Poccino delle nostre storie in verità si chiama Leone.
No, non è un ulteriore nomignolo da blog, è proprio il suo nome anagrafico, per davvero.
Vi dirò, dopo un'iniziale avversione, piano piano ci sto facendo l'orecchio, quasi fino a piacermi.
                                                A questo punto la domanda è d'obbligo: allora, per che cavolo gli ho messo 'sto nome?
Dovete sapere che al Babu sono sempre piaciuti nomi, come posso dire... importanti? Tra i suoi preferiti: Nicodemo, Ermanno e, appunto, Leone. Senza nulla togliere agli altri due, ho cercato di scegliere il male minore e, come da contratto, ecco che abbiamo messo questo.
Sì, perchè tra me e il Babu c'era una specie di contratto a voce, tipo 'parola d'onore'.
Con la prima gravidanza speravo in una femmina, ma tanto tanto tantissimo, una piccola 'goli-goli' che mi facesse compagnia qui nel paesino della Thruman Show Valley; il Babu, secondogenito di 3 fratelli e fiero sostenitore del cromosoma Y, voleva invece il maschio ad ogni costo anche perchè l'idea di una femmina lo terrorizzava. In fin dei conti ho sempre pensato che, come diceva mia nonna, maschio o femmina che sia 'si prende quel che viene' ma questo accanimento del Babu a volere il maschio mandava in bestia le mie X che a quel punto gridavano come suffragette.
Destino ha poi voluto favorire il futuro Babu; le mie aspettative di aumentare le presenze femminili nella famiglia infrante.
A quel punto l'unica mia speranza era di poter intervenire almeno sul nome e propongo la questione al futuro Babu che, dal canto suo, non voleva rinunciare a Leone poichè era sempre stato suo desiderio mettere questo nome a un figlio.
E quindi?
Ecco che spunta l'idea, naturalmente a mio favore: chiamare il primo maschietto Lorenzo, come vuole mamma, mentre Leone si chiamerà il secondo maschio, quando arriverà.
Tra me e me ho pensato  'sì, il secondo maschio.... quando e "se" arriverà.... ancora c'è da fare il primo, avanti che arrivi il secondo... e maschio poi! campacavallo.....'.
Certo. Quattro mesi dopo la nascita di Lorenzo rimango incinta: altro maschietto.
Come non detto!

domenica 10 aprile 2011

I figli sono come la Pasqua...


Il paragone non è riportato per descrivere la gioia di un giorno di festa come quello pasquale, o perlomeno non solo.
Non so se vi ricordate il famoso spot di una colomba di qualche anno fa dove si diceva "la Pasqua quando arriva, arriva!". Precisamente. I miei 2 figli, per il loro arrivo, il motto l'hanno seguito alla lettera, ognuno, certo, a modo suo e totalmente opposto all'altro.
Il Lorenzino: tanto cercato, desideratissimo, cicici cicici cicici........alla fine, quando meno me lo aspettavo, zac! siamo incinti. Ricordo che la sera che feci il test di gravidanza, ero insieme al (futuro) Babu del figlio, vidi il risultato e saltai dalla gioia. E poi baci, lacrime, abbracci. La notte non sono riuscita a dormire.
Una gravidanza serena, soprattutto all'insegna della buona tavola. Arrivai al parto con 22 kg in più e Il Lorenzino che non se ne voleva uscire. Infatti nacque due settimane dopo la dpp (data presunta parto) con induzione e 20 ore di travaglio. Uscita dalla sala parto guardai il parentado e dissi 'mai più e mai poi'.
Poccino: avete presente il caso? La fatalità più lontana dalla vostra immaginazione? Che senza preavviso si avvera? Sì, lo so, tanti di voi, giustamente, staranno pensando che bene o male alla consegna del 'preavviso' noi genitori c'eravamo, diciamo che non gli abbiamo dato importanza.
Il Lorenzino aveva compiuto da poco 5 mesi, era la sera della prima partita dell'Italia al Mondiale ed eravamo già intossicati dal waka-waka. Qualche giorno prima, parlando con il Babu del figlio, viene fuori un ritardo di 1 settimana e quindi decidiamo per il test. Sinceramente la storia del test mi sembrava una barzelletta, della serie 'lo-faccio-ma-tanto-non- è-perchè-se-fosse-sarebbe-comica', ossia tragica.
Tornata dalla partita faccio il test: positivo. Esco dal bagno urlando e scaraventando via lo stick; a sto giro il salto l'avrei voluto fare dalla finestra, le lacrime non erano proprio di gioia e gli abbracci solo consolatori. Anche quella notte non sono riuscita a dormire.
Ma il vero dramma era un altro. Ricordo, infatti, che le prime parole che sono riuscita a dire appena appresa la notizia, in lacrime, sono state 'non è possibile! non ci credo! e poi proprio ora che avevo ricominciato a bere la Coca-cola!'.
Dopotutto ognuno ha le sue priorità.