sabato 22 settembre 2012

Pensierando n. 3: Autunno 1989

Domani 23/09, come mi ha ricordato 100%Mamma, avviene ufficialmente l'equinozio stagionale, inizia l'autunno.
Mi è ritornata in mente una poesiola che scrissi all'età di 9 anni, proprio in occasione dell'arrivo dell'autunno, che faceva più o meno così:



L'autunno è arrivato come un ciclone, scordando le belle giornate di sole,
è arrivato con il suo manto dorato ed ha ricoperto il Creato.
Le foglie di tutti i colori han cancellato i nostri dolori,
facendoci ridere e sghignazzare e i bambini far giocare.
La prima pioggerella leggera leggera era come quella di primavera;
le rondini sono partite lasciando il paese felice.
E io che guardo dalla finestra la gente modesta
che cammina sui marciapiedi infiniti.
I contadini iniziano il loro lavoro, vedendo le foglie d'oro nella vigna scarlatta;
il tino ubriaco viene vuotato del vino frizzante del contadino.
L'autunno è una meraviglia che riunisce la nostra famiglia,
e con il vento cede posto all'inverno.



Ora... vi chiedo di avere pietà: la sintassi è quella che è e alcune parole furono messe più per rima che per esprimerne il concetto, ma non è questo l'importante (dopotutto avevo poco meno di 9 anni).

Ricordo che la scrissi appena tornata da scuola, ancora con il grembiulino addosso, guardavo fuori e scrivevo sul lettone dei miei con ancora la sovracoperta leggera di cotone bianca e rosa.
Ciò che mi colpisce è che la scrissi non perché me lo avessero dato come compito a scuola o simili, ma di mia spontanea volontà, probabilmente per minimizzare il dramma personale della fine dell'estate, vai a sapere. E mi colpisce forse perché ora, da 'grande', mi colgo spesso a perdere il senso (e il tempo) di fare qualcosa perché mi piace, o meglio, il piacere di fare qualsiasi cosa, senza pesarne solo il 'doverla' fare. Mi piaceva e mi divertiva tantissimo scrivere poesie, e per un periodo da ogni cosa che mi circondava nasceva un buon pretesto per scrivere una.

Adoro ritrovare questi 'ricordi' di me, che sia rovistando nei cassetti o nella testa, e l'adoro solo per un motivo: perché mi testimoniano che anch'io ero come loro, che anch'io, un tempo, ero come i miei figli. Assetata di ciò che mi circondava, curiosa e stupita osservatrice, cercavo di trattenere il tutto nel modo a me più corrispondente.  

E il fatto di ricordare ancora  la mia poesiola a memoria conferma che quella bimba, con tutte le sue aspettative e il suo desiderio di felicità, è ancora lì, da qualche parte.   




Nessun commento:

Posta un commento