venerdì 7 settembre 2012

Ma come? E' il primo giorno d'asilo?

Ed ecco che anche per noi è arrivato Settembre. Non è il primo Settembre per me e i Quasigemelli ma è il primo a far rima con 'scuola', almeno per Zezzo.
Martedì scorso è stato il primo giorno di materna. Ho guardato a questo giorno come alla Terra Promessa, soprattutto dopo l'arrivo del secondo. Non fraintendetemi, come ho detto più volte anche in questo blog, sono grata di aver potuto crescere i miei figli stando a casa con loro per questi primi anni, ma il sacrificio di farlo c'è stato (come poter dire il contrario) e nei momenti clou dell' essere mamma la parola 'scuola materna' nel mio immaginario aveva il sapore di una pillola di valium.
Ma adesso, adesso.......
Pensare che non mi emozionava nemmeno l'idea, sì forse un po', non per cinismo, ma perché totalmente ignara del passo che stavamo per compiere.
E così, arriva il giorno tanto atteso. Grembiulino, zainetto della Pimpa e accompagnati da un nastro che a ripetizione diceva 'mamma io ccccola, io asilo' saltiamo tutti e 4 in macchina verso questo nuovo capitolo famigliare.
I pensieri tra me e me erano più o meno questi:
"..............................................................". 
Il vuoto. 
L'ingresso all'asilo fino a quel momento per me aveva voluto solo dire: cerca/compra lo zaino, cerca/compra il grembiule, pennarelli, astuccio, bicchiere, asciugamano etcc...... ma soprattutto scrivi/cuci/marchia a fuoco nome e cognome su tutto, anche la suola delle scarpe perché non si sa mai. Per cui, una volta appurato che fosse tutto a posto, io ero più che tranquilla.
Arriviamo, parcheggiamo e di corsa all'ingresso (avevamo 5 minuti di ritardo,un classico).
Penso:
"Caspita, adesso vedo che varca la soglia della scuola e mi commuovo". E invece niente.Nein. Zero. Nada.
Non mi stupisco perché non sono il genere di mamma, ma per un attimo ci sono rimasta male. Cavolo, il suo primo giorno di asilo, fino a ieri era un sorriso senza denti che andava a latte e ora, va a scuola e io non faccio una piega?
Mentre chiedo a me stessa dov'è finito il mio cuore di mamma, seguo a testa bassa Zezzo che era per mano al Babu; attraversiamo l'interno dell'asilo e andiamo all'esterno dove erano tutti. Appena varco la soglia del cortile vedo una decina di bambini che giocano e i rispettivi genitori che li guardavano stando in parte. 
Ad un certo punto Zezzo si stacca da noi e corre in mezzo al cortile con gli altri bambini. 
E lì, improvvisamente, inaspettatamente, ho ceduto. Nodo in gola e occhi lucidi.  
Adesso che l'ho visto letteralmente 'partire' le cose sono cambiate, l'effetto valium che 1 anno fa associavo idealmente alla scuola materna ha lasciato il posto all'idea di un semplice integratore, quelli che sì, fanno bene ma in fin dei conti stavi bene anche prima di prenderli.
Non mi metterò mai a dire 'non vorrei lasciarlo andare via da me' e cose simili perché sono fortemente convinta che l'asilo è un'esperienza che va fatta, e se possibile a tempo pieno, perchè fa bene, ai bimbi in primis (e non sto qui a elencarne i benefici perché non sono una pedagogista e bene o male li sappiamo tutti) e anche a noi, e lo dico con candore e senza tante ipocrisie. Non penserò che mi mancherà, quanto mi mancherà o perché prima era sempre con me e adesso no etc..... non è questo che mi turba.

Allora cos'è che ha fatto scattare il mio meccanismo di cuore di mamma entrando con Zezzo in quel cortile? Lì, su quella soglia, ho capito che lui non mi appartiene, c'è poco da fare. Non è 'cosa' mia. Ciò che è tuo non avrà mai un percorso proprio, non si staccherà mai da te a meno che tu non voglia. Qualcosa di posseduto, per quanto piccolo sia, non ha la volontà, la curiosità, l'arditezza di gettarsi con fiducia e stupore in ciò che è nuovo e fatto per lui, e che lui riconosce. 
Questo è stato il contraccolpo che mi ha scossa. Dopo che ti accorgi di questo cambierebbe poco averlo con te tutti i giorni o meno perché non è quello il punto. Tutto il resto, banalmente parlando, è una conseguenza, dal sentirne la mancanza ad avere più tempo libero.
C'è stato un attimo in cui mi sono messa in dubbio sull' 'essereunabuonamadre' perché guardavo all'asilo come alla Terra Promessa. Che stupida, come se lasciarlo andare dopo essersi resi conto che nemmeno tuo figlio 'è tuo' fosse una cosa da niente.


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