lunedì 20 febbraio 2012

Jealous guy



Sulla delicata questione della gelosia fraterna mi sento molto fortunata, almeno per ora. Il solo anno di differenza di età non ha mai creato grossi problemi, anzi, essendo così vicini vedo che spesso e volentieri si trovano molto in accordo, si cercano e cominciano a diventare dipendenti l'uno dell'altro.
Sì va beh, ogni tanto Il Lorenzino spinge e Peppo morde e segue una gara a chi fa il pianto più disperato (a volte mi ricordano le scene di Senti chi parla 2) ma insomma normale amministrazione.... anche perchè so che tra fratelli maschi, sotto questo punto di vista, il meglio deve ancora arrivare...
Certo è che un minimo di supremazia sull'amore materno, anche solo per istinto, i fratelli ce l'hanno.
Quando la sera porto a nanna Il Lorenzino, finita la canzoncina lo metto nel lettino e facciamo il 'gioco delle domande' tipo " ma te sei il mio...? " e le risposte sono 'amore, omino,tesoro,' etc.... e questo soprattutto per fargli capire che, fratellino o no, Il Lorenzino ha sempre un posto particolare e privilegiato.
Il Lorenzino ancora non parla fluentemente, diciamo che cerca di farsi capire con le poche parole imparate. Poche ma chiare e senza dubbio mirate.
L'altro giorno ero da sola con loro a pranzo; tra un boccone a uno e un boccone all'altro (e uno a me) scherzavamo e giocavamo  e ad un certo punto mi rivolgo al Lorenzino per fare il 'gioco delle domande' e gli dico:" Te sei il mio.....?" silenzio. "Lore, tu sei il mio......?
e lui : "Peppo!"
Nuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Look Who's Talking Too - 'Jealous Guy' [tratto da Senti chi parla 2, 1990]

venerdì 3 febbraio 2012

Shhh!...è' l'ora della fiaba: "L'uomo di neve" di H. C. Andersen


La messa a letto è stata apocalittica fino a poco tempo fa ma con un po' di impegno da parte di tutti siamo riusciti a creare un mini rituale pre-Morfeo e trasformare così l'ora-di-fare-la-nanna in un momento piacevole e sereno. Prima di entrare nel lettino insieme a tutti i compagni di sonno il rituale vuole che si canti una ninna-nanna. Il Lorenzino e Peppo (al secolo Leone) ormai hanno rispettivamente 2 anni e 1 anno suonati e presto mi piacerebbe iniziare a raccontargli delle fiabe, delle novelle, come da 'buona tradizione', come facevano con me da piccola. Io purtroppo sono figlia della televisione e le fiabe a letto hanno durato ben poco. Ora da mamma vorrei togliere da me e non dare a loro il cordone ombelicale che c'è tra noi e questa indispensabile scatola  incantatrice (anche se adesso più che una scatola è una soletta) che è la tv. Anche perchè la tv, devo ammetterlo, non è per niente goli-goli.....
Sicuramente inizierò con qualcosa di breve e facilmente comprensibile ma stasera, per battezzare questo nuovo argomento del blog, ho pensato ad una delle mie preferite: L'uomo di neve di H. C. Andersen.
E' davvero struggente e disarmante la semplicità con cui viene riconosciuta da Andersen la nostalgia e il tendere a ciò cui il cuore appartiene.
Non fraintendetemi, non è mia intenzione fare qui una recensione o chissà che, il mio è solo un invito a leggerla, e non solo ai nostri bimbi.
Ecco il link,  buona lettura!


lunedì 30 gennaio 2012

Pensierando n. 1


Ci ho pensato bene e non mi manca niente, lo so. Eppure non mi accontento, non mi basta mai niente di quello che ho. E non parlo di scarpe, vestiti o ninnoli vari, no no. Riconosco che con me la vita è stata più che generosa, ma non mi basta. E questo mio non accontentarmi di fronte a tanta generosità mi fa sentire in colpa. Ma è sbagliato desiderare sempre di più? Io non lo so ma credo che lo sbaglio più grande, la vera colpa per noi comuni mortali, non sia il non accontentarsi ma l'ingratitudine. Quando non riuscirò più a dire 'grazie' allora comincerò a preoccuparmi. Mi raccomando, alle prime avvisaglie fatemi un fischio.

sabato 28 gennaio 2012

Leoni si nasce (parte II)





Dove eravamo rimasti????? Ah sì, il secondo maschietto. Io già sapevo che il Fato avrebbe giocato a favore di mio marito, ossia altra Y, e un po' per questo, un po' per il brivido di arrivare alla nascita con la sorpresa, decisi di non sapere il sesso. E ho resistito alla curiosità fino in fondo, non pensavo. A parte il fatto che all'eco del quarto mese quella parte masochista di me fece chiedere al dottore di scrivere il sesso dell'ancora fagiolo in un foglietto, di piegarlo accuratamente e consegnarcelo a me e al Babu. Roba da non crederci. Comunque, quel foglietto rivelatore fu messo nella teiera della vetrinetta e lì è rimasto, inviolato, fino alla fine. Retroscena a parte, torniamo a Leone e al suo ingresso da protagonista. 
Mancava poco meno di 1 mese all'ora x. Già da qualche notte il 'misterioso inquilino' era agitato/a e iniziava a darmi qualche dolore. Roba che con la prima gravidanza mi sarei fiondata con un qualsiasi mezzo di trasporto all'ospedale, anche in groppa al marito. A sto giro mi sono girata dall'altra parte, riacceso l'agnellino (scaldasonno) e ripreso sonno. La mattina in tutta tranquillità scendo in valle per portare il Lorenzino a fare il suo vaccino poiché quello era l'obbiettivo della giornata. 
ore 11,30) Arrivo alla USL: fila interminabile tipo ufficio reclami e rimborsi. Mi metto a sedere ad aspettare tanto per quel che dovevo fare.  Intanto il Lorenzino corre in qua e la, mi alzo a riprenderlo e rullo di tamburi.................... mi si rompono le acque. Alla USL. Nell'ora di punta. Con un bambino di un anno bipede da poco e un vaccino da fare. Naturalmente tocca a noi. L'unica cosa che riesco a fare è rivolgermi ad una signora accanto a me e dirle 'scusi potrebbe tenermi il bambino che devo correre ( a sotterrami) in bagno? Sa, mi si sono rotte le acque.....' mi giro e fuggo verso la toilette con una semi-corsa tipo pinguino castrato e intanto sento le sue due bambine dire 'guarda mamma è vero!!!'. Di sicuro nel voltarmi i miei pantaloni avevano 'spifferato' il tutto a tutti. 
ore 12) Niente vaccino, recupero il figlio, macchina, ritorno a casa, intanto chiamo il marito, arrivo a casa, cambio, valigia, macchina, ospedale. Tra noi e la meta 30 km. Io zero dolori, mah......tant'è che mi viene il dubbio (non sto in questa sede ad elencare le alternative alla rottura delle acque....) e dico al marito 'stai tranquillo, andiamo giù per precauzione', sua risposta ' precauzione?????!!!! ma io ho già chiamato genitori, amici, parenti, la guardia nazionale, il Papa e tu mi dici che non sei sicuraaaaaa??????!!!!!!!!!! . Ok, vorrà dire che cercherò di partorire lo stesso....
ore 13,30) Siamo in ospedale, mi attaccano a quell'odiatissimo aggeggio ansiogeno chiamato anche  cardiotocografo O.O Nulla si muove. 
ore 15) L'inquilino sembra averci preso tutti per le natiche. Perfino ostetriche e infermiere mi dicono 'signora la rimandiamo a casa; comunque essendo al secondo dovrebbe aver capito se è il momento o no' (....)  
ore 19,30) Con grande sorpresa di tutti (alla faccia del 'signora ma al secondo dovrebbe capire....tiè!) nasce Leone con il suo primo ruggito! Impeccabile, il mangione, si presenta al mondo all'ora di cena, si attacca alla sua mamma-ristorante e banchetta per 1 ora. 
Ricordo che prima di uscire dalla sala parto (con un sorriso smagliante, sulle mie gambe e con una fame da lupo), entusiasta e stupita della velocità con cui è possibile mettere al mondo un figlio dico 'che bello! Se partorire è davvero così voglio fare presto anche il terzo e il quarto!'. Beh, diciamo che avevo ancora l'adrenalina della partoriente addosso ma ormai 'la terza', la mia tanto desiderata doppia X, è una questione d'orgoglio. Di sicuro, per ora, l'orgoglio può aspettare....

lunedì 25 aprile 2011

Il piccolo guerriero


Oggi è il 25 Aprile, è il lunedì di Pasquetta ed è anche la Festa della Liberazione. Ma con tutto rispetto per le celebrazioni, religiose o civili che siano, oggi vorrei raccontarvi un'altra storia, breve, intensa e significativa, come la vita del suo protagonista:

"C'era una volta un piccolo guerriero chiamato Piedoni e venuto al mondo come un fulmine a ciel sereno. Tutte le persone intorno si stupirono della sua venuta ma solo perché non sapevano. Non sapevano che il piccolo guerriero avesse già scritto dentro di sé un grande destino e che avrebbe dovuto portarlo a tutti quelli che lo circondavano, anche a chi si chiedeva come potevano essere sufficienti solo 27 settimane per nascere e avere qualcosa da dire. Eppure nemmeno parlava. Come ha fatto, quindi, Piedoni a compiere il suo grande destino? Il piccolo guerriero ha vissuto, ha vissuto fino a che ha potuto: ha amato, sorriso, sofferto, a sua volta amato e condiviso nel sorriso e nella sofferenza.  Ha combattuto per venire al mondo e poter conoscere due persone speciali, la sua mamma e il suo papà, e, con la tenacia che solo un guerriero può avere, ha affrontato le tante sfide che hanno scandito la sua vita come un orologio scandisce le ore di una giornata. E così ha vissuto per più di 5 mesi, coraggiosamente, fino a che ha potuto, cambiando per sempre il cuore di chi gli è stato vicino e anche di chi, come me e come tanti altri, vicino poteva essergli solo virtualmente. Cinque mesi vissuti con un coraggio che forse io non ho mai avuto in trent'anni. Sabato il piccolo guerriero se ne è andato. Non perché si sia arreso, poiché un guerriero non si arrende mai di fronte al proprio destino, ma come un vero guerriero, che se ne va solo dopo aver compiuto ciò che la vita gli ha chiesto e che alla fine, con serenità e senza troppo rumore, saluta le persone che ha incontrato, ormai cambiate, non più vuote, poiché l'unico vuoto ormai è quello che lascerà lui, ma con la promessa che veglierà sempre su di loro."

Perché a volte viviamo e non sappiamo nemmeno di farlo fino a che non incontriamo qualcuno di speciale che con la propria vita ce lo ricorda.
Grazie Massimiliano, piccolo guerriero.


martedì 12 aprile 2011

Leoni si nasce (parte I)



Il Poccino delle nostre storie in verità si chiama Leone.
No, non è un ulteriore nomignolo da blog, è proprio il suo nome anagrafico, per davvero.
Vi dirò, dopo un'iniziale avversione, piano piano ci sto facendo l'orecchio, quasi fino a piacermi.
                                                A questo punto la domanda è d'obbligo: allora, per che cavolo gli ho messo 'sto nome?
Dovete sapere che al Babu sono sempre piaciuti nomi, come posso dire... importanti? Tra i suoi preferiti: Nicodemo, Ermanno e, appunto, Leone. Senza nulla togliere agli altri due, ho cercato di scegliere il male minore e, come da contratto, ecco che abbiamo messo questo.
Sì, perchè tra me e il Babu c'era una specie di contratto a voce, tipo 'parola d'onore'.
Con la prima gravidanza speravo in una femmina, ma tanto tanto tantissimo, una piccola 'goli-goli' che mi facesse compagnia qui nel paesino della Thruman Show Valley; il Babu, secondogenito di 3 fratelli e fiero sostenitore del cromosoma Y, voleva invece il maschio ad ogni costo anche perchè l'idea di una femmina lo terrorizzava. In fin dei conti ho sempre pensato che, come diceva mia nonna, maschio o femmina che sia 'si prende quel che viene' ma questo accanimento del Babu a volere il maschio mandava in bestia le mie X che a quel punto gridavano come suffragette.
Destino ha poi voluto favorire il futuro Babu; le mie aspettative di aumentare le presenze femminili nella famiglia infrante.
A quel punto l'unica mia speranza era di poter intervenire almeno sul nome e propongo la questione al futuro Babu che, dal canto suo, non voleva rinunciare a Leone poichè era sempre stato suo desiderio mettere questo nome a un figlio.
E quindi?
Ecco che spunta l'idea, naturalmente a mio favore: chiamare il primo maschietto Lorenzo, come vuole mamma, mentre Leone si chiamerà il secondo maschio, quando arriverà.
Tra me e me ho pensato  'sì, il secondo maschio.... quando e "se" arriverà.... ancora c'è da fare il primo, avanti che arrivi il secondo... e maschio poi! campacavallo.....'.
Certo. Quattro mesi dopo la nascita di Lorenzo rimango incinta: altro maschietto.
Come non detto!

domenica 10 aprile 2011

I figli sono come la Pasqua...


Il paragone non è riportato per descrivere la gioia di un giorno di festa come quello pasquale, o perlomeno non solo.
Non so se vi ricordate il famoso spot di una colomba di qualche anno fa dove si diceva "la Pasqua quando arriva, arriva!". Precisamente. I miei 2 figli, per il loro arrivo, il motto l'hanno seguito alla lettera, ognuno, certo, a modo suo e totalmente opposto all'altro.
Il Lorenzino: tanto cercato, desideratissimo, cicici cicici cicici........alla fine, quando meno me lo aspettavo, zac! siamo incinti. Ricordo che la sera che feci il test di gravidanza, ero insieme al (futuro) Babu del figlio, vidi il risultato e saltai dalla gioia. E poi baci, lacrime, abbracci. La notte non sono riuscita a dormire.
Una gravidanza serena, soprattutto all'insegna della buona tavola. Arrivai al parto con 22 kg in più e Il Lorenzino che non se ne voleva uscire. Infatti nacque due settimane dopo la dpp (data presunta parto) con induzione e 20 ore di travaglio. Uscita dalla sala parto guardai il parentado e dissi 'mai più e mai poi'.
Poccino: avete presente il caso? La fatalità più lontana dalla vostra immaginazione? Che senza preavviso si avvera? Sì, lo so, tanti di voi, giustamente, staranno pensando che bene o male alla consegna del 'preavviso' noi genitori c'eravamo, diciamo che non gli abbiamo dato importanza.
Il Lorenzino aveva compiuto da poco 5 mesi, era la sera della prima partita dell'Italia al Mondiale ed eravamo già intossicati dal waka-waka. Qualche giorno prima, parlando con il Babu del figlio, viene fuori un ritardo di 1 settimana e quindi decidiamo per il test. Sinceramente la storia del test mi sembrava una barzelletta, della serie 'lo-faccio-ma-tanto-non- è-perchè-se-fosse-sarebbe-comica', ossia tragica.
Tornata dalla partita faccio il test: positivo. Esco dal bagno urlando e scaraventando via lo stick; a sto giro il salto l'avrei voluto fare dalla finestra, le lacrime non erano proprio di gioia e gli abbracci solo consolatori. Anche quella notte non sono riuscita a dormire.
Ma il vero dramma era un altro. Ricordo, infatti, che le prime parole che sono riuscita a dire appena appresa la notizia, in lacrime, sono state 'non è possibile! non ci credo! e poi proprio ora che avevo ricominciato a bere la Coca-cola!'.
Dopotutto ognuno ha le sue priorità.