lunedì 10 giugno 2013

Perché ricominciare? Ossia, il cilicio e il trampolino.

Pensavo che non avrei più scritto su questo blog. Per i più svariati motivi, più e meno importanti, urgenti, ordinari.
E invece eccomi qui. Dopo 7 mesi.
Eccomi qui, dopo un inverno da dimenticare. Ma non voglio sembrare ingrata, le cose belle e quelle belle perché ‘ordinarie’ non sono mancate.
Eccomi qui, perché gira e rigira alla fine si ritorna sempre a casa. E qui è un po’ casa mia.

Lo ammetto, avevo pensato di chiudere tutto: scrivi, cura la grafica, fotografa, partecipa, rispondi, rinnovati. E chi ce l’ha il tempo? La voglia sì, ma il tempo? Dopotutto non è mica il mio lavoro? La mia professione (anche se workinprogress) ce l’ho e mi piace. Quindi?
Lo ammetto, ho anche pensato ‘no, non è roba per me… non è perché siccome mi piace scrivere devo per forza di cose tenere un blog; o perché sono mamma; o per qualsiasi altro accidenti di motivo.
Ma tutte queste sono riflessioni nate dopo un lungo pit-stop obbligato, e non solo dal blog ma da qualsiasi forma di uso del pc, perché quando la salute chiama bisogna rispondere senza se e senza ma. Non è una scelta opinabile, stacchi tutto e basta. E sparisci. Ed è allora che ridimensioni tutto. E ridimensionare non significa solo restringere lo spazio di un qualcosa.
Ho rivisto il tempo con i miei figli, con mio marito, la mia casa, i miei genitori, i miei amici più stretti. Ma soprattutto con me stessa. E in quest’ultima revisione ho visto che è un gran casino. Ma la cosa bella è che ho ancora voglia di metterci le mani nel casino che sono.
C’è una frase di Eliot che mi accompagna ormai da diversi anni e che dice:
“[…]Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima; Eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata dalla luce; Spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un'altra via.” 
Il fatto è che c’è sempre un punto da cui poter ricominciare.
Tutte le volte che rimprovero i miei figli senza che ce ne fosse il bisogno, o che non gli dedico il tempo che meriterebbero; tutte le volte che discuto con mio marito solo per assecondare il mio momento egoistico; o che tratto per meno di quello che valgono le persone che mi vogliono gratuitamente bene; ma anche tutte le volte che lascio la casa un bordello o sparisco con gli amici o tralascio il blog; insomma, tutte le volte in cui vengo meno a me stessa c’è un punto da cui poter ricominciare.
Il vero peccato è solo quello di pensare che troppi errori, e ripetuti, ti rendono umanamente irrecuperabile e imperdonabile. Ma la verità è che il primo a non perdonarti sei proprio tu. Perché è più facile usare un cilicio che rimettersi in gioco.
Che sia per cause volontarie, o di forza maggiore, ricominciare è comunque difficile.
Sicuramente devi avere delle ragioni più che valide, o meglio, deve valerne la pena.
Ma secondo voi scrivo tutto questo perché ho già sistemato tutto il-casino-che-sono e gli strascichi che questo comporta?
Vi dico solo che adesso che il peggio è passato (e dico il peggio riferendomi a quel pit-stop invernale di cui sopra, le cui ragioni andavano dalle più funeste alle più banali) mi ritrovo a decidere come sul bordo di un trampolino: di fronte ad alcuni amici più stretti, di fronte alle mie storiche amiche di pancia, probabilmente anche con Dio stesso. Anzi, con Lui soprattutto. Buttarsi e ricominciare.
E ho deciso di ricominciare da qui.
Perché?
Qui è dove posso fare i conti nero su bianco. Chiara, io e me.
Qui è dove trovo uno specchio in cui non vedo riflessa solo l’immagine stanca di una notte insonne o i capelli spettinati perché ho finito il gel. Ed è lo stesso specchio per cui non basta un po’ di trucco o di gel per prendersi in giro e sembrare migliore.
Proprio ieri sera ne parlavo con il Marito, dopo che avevo riletto un po’ di post: ‘Andre è un peccato aver dovuto lasciare il blog, sono davvero belle le cose che (ri)leggo, dopo tanto tempo…’ – ‘Sì, sono proprio belle’.
E non belle perché sono migliori o più originali o scritte con chissà quale maestria da prosatore romanziere. Ma semplicemente perché lo scrivere mi aiuta a giudicare e a rendere esperienza personale e autentica quello spicchio di realtà che altrimenti si perderebbe come fumo nell’aria. Perché non basta solo fare le cose e avere bei ricordi da rispolverare ogni tanto. Possiamo stare sospesi per giorni, mesi, anni ma poi torna prepotentemente il bisogno di mettere a tema ciò che ci accade, di darsi un perché, un significato o semplicemente di capire meglio.

Non so quando e quanto scriverò, se quotidianamente o un minimo di volte la settimana o al mese perché questo problema legato allo stare al pc (o comunque in una posizione ‘da studio’) non si è del tutto risolto e non so se si risolverà mai definitivamente, e il tempo per usarlo è davvero limitato (e limitante per tutte le cose che vorrei fare); oltretutto durante questi mesi ho iniziato un corso provinciale molto importante ai fini della mia amata professione (tra 2 settimane ad esempio ho la seconda tesina da consegnare). 
Ma so che lo farò dato che adesso, di nuovo, dall’ inizio di questa avventura sul web, so il perché: so che ne vale la pena. Per me, la mia persona, la mia crescita, e non per chissà quali meccanismi legate al blogging.

Ringrazio chi ha saputo sopportarmi in questi mesi incerti, chi ha saputo pazientare di fronte al mio silenzio, a chi si è preoccupato, a chi si è improvvisato stalker (in senso buono eh!) per capire dove fossi finita (senza fare nomi, vero Adry, Morna e le twittermum? :)), alle mie care amiche di pancia che come mi hanno detto loro mi aspettano a braccia aperte, che penso spesso ma che so che anche questo non basta.

Acciaccata ma rinsavita, provata e  resuscitata, stufa ma speranzosa, stanca ma motivata ...insomma, come sono sono, l'importante è che in qualche modo


Chiara is (almost)back!