Pensavo che non avrei più scritto su questo blog. Per i
più svariati motivi, più e meno importanti, urgenti, ordinari.
E invece eccomi qui. Dopo 7 mesi.
Eccomi qui, dopo un inverno da dimenticare. Ma non voglio
sembrare ingrata, le cose belle e quelle belle perché ‘ordinarie’ non sono
mancate.
Eccomi qui, perché gira e rigira alla fine si ritorna
sempre a casa. E qui è un po’ casa mia.
Lo ammetto, avevo pensato di chiudere tutto: scrivi, cura
la grafica, fotografa, partecipa, rispondi, rinnovati. E chi ce l’ha il tempo?
La voglia sì, ma il tempo? Dopotutto non è mica il mio lavoro? La mia
professione (anche se workinprogress)
ce l’ho e mi piace. Quindi?
Lo ammetto, ho anche pensato ‘no, non è roba per me… non
è perché siccome mi piace scrivere devo per forza di cose tenere un blog; o
perché sono mamma; o per qualsiasi altro accidenti di motivo.
Ma tutte queste sono riflessioni nate dopo un lungo
pit-stop obbligato, e non solo dal blog ma da qualsiasi forma di uso del pc,
perché quando la salute chiama bisogna rispondere senza se e senza ma. Non è
una scelta opinabile, stacchi tutto e basta. E sparisci. Ed è allora che
ridimensioni tutto. E ridimensionare non significa solo restringere lo spazio
di un qualcosa.
Ho rivisto il tempo con i miei figli, con mio marito, la
mia casa, i miei genitori, i miei amici più stretti. Ma soprattutto con me
stessa. E in quest’ultima revisione ho visto che è un gran casino. Ma la cosa
bella è che ho ancora voglia di metterci le mani nel casino che sono.
C’è una frase di Eliot che mi accompagna ormai da
diversi anni e che dice:
“[…]Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima; Eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata dalla luce; Spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un'altra via.”
Il fatto è che c’è sempre un punto da cui poter ricominciare.
Tutte le volte che rimprovero i miei figli senza che ce
ne fosse il bisogno, o che non gli dedico il tempo che meriterebbero; tutte le
volte che discuto con mio marito solo per assecondare il mio momento egoistico;
o che tratto per meno di quello che valgono le persone che mi vogliono
gratuitamente bene; ma anche tutte le volte che lascio la casa un bordello o
sparisco con gli amici o tralascio il blog; insomma, tutte le volte in cui
vengo meno a me stessa c’è un punto da cui poter ricominciare.
Il vero peccato è solo quello di pensare che troppi
errori, e ripetuti, ti rendono umanamente irrecuperabile e imperdonabile. Ma la
verità è che il primo a non perdonarti sei proprio tu. Perché è più facile
usare un cilicio che rimettersi in gioco.
Che sia per cause volontarie, o di forza maggiore,
ricominciare è comunque difficile.
Sicuramente devi avere delle ragioni più che valide, o
meglio, deve valerne la pena.
Ma secondo voi scrivo tutto questo perché ho già
sistemato tutto il-casino-che-sono e gli strascichi che questo comporta?
Vi dico solo che adesso che il peggio è passato (e dico il
peggio riferendomi a quel pit-stop invernale di cui sopra, le cui ragioni
andavano dalle più funeste alle più banali) mi ritrovo a decidere come sul
bordo di un trampolino: di fronte ad alcuni amici più stretti, di fronte alle
mie storiche amiche di pancia, probabilmente anche con Dio stesso. Anzi, con
Lui soprattutto. Buttarsi e ricominciare.
E ho deciso di ricominciare da qui.
Perché?
Qui è dove posso fare i conti nero su bianco. Chiara, io
e me.
Qui è dove trovo uno specchio in cui non vedo riflessa
solo l’immagine stanca di una notte insonne o i capelli spettinati perché ho
finito il gel. Ed è lo stesso specchio per cui non basta un po’ di trucco o di
gel per prendersi in giro e sembrare migliore.
Proprio ieri sera ne parlavo con il Marito, dopo che
avevo riletto un po’ di post: ‘Andre è un peccato aver dovuto lasciare il blog,
sono davvero belle le cose che (ri)leggo, dopo tanto tempo…’ – ‘Sì, sono
proprio belle’.
E non belle perché sono migliori o più originali o
scritte con chissà quale maestria da prosatore romanziere. Ma semplicemente perché
lo scrivere mi aiuta a giudicare e a rendere esperienza personale e autentica
quello spicchio di realtà che altrimenti si perderebbe come fumo nell’aria. Perché
non basta solo fare le cose e avere bei ricordi da rispolverare ogni tanto.
Possiamo stare sospesi per giorni, mesi, anni ma poi torna prepotentemente il
bisogno di mettere a tema ciò che ci accade, di darsi un perché, un significato
o semplicemente di capire meglio.
Non so quando e quanto scriverò, se quotidianamente o un
minimo di volte la settimana o al mese perché questo problema legato allo stare al pc (o comunque in una posizione ‘da
studio’) non si è del tutto risolto e non so se si risolverà mai
definitivamente, e il tempo per usarlo è davvero limitato (e limitante per tutte le cose che vorrei fare); oltretutto durante questi mesi ho iniziato un corso
provinciale molto importante ai fini della mia amata professione (tra 2 settimane ad esempio ho la seconda tesina da consegnare).
Ma so che lo farò dato che adesso, di nuovo,
dall’ inizio di questa avventura sul web, so il perché: so che ne vale la pena.
Per me, la mia persona, la mia crescita, e non per chissà quali meccanismi
legate al blogging.
Ringrazio chi ha saputo sopportarmi in questi mesi incerti, chi ha saputo pazientare di fronte al mio silenzio, a chi si è preoccupato, a chi si è improvvisato stalker (in senso buono eh!) per capire dove fossi finita (senza fare nomi, vero Adry, Morna e le twittermum? :)), alle mie care amiche di pancia che come mi hanno detto loro mi aspettano a braccia aperte, che penso spesso ma che so che anche questo non basta.
Acciaccata ma rinsavita, provata e resuscitata, stufa ma speranzosa, stanca ma motivata ...insomma, come sono sono, l'importante è che in qualche modo
Chiara is (almost)back!